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dell'Entusiasmo. | 257 |
Dell*Entusiasmo.257 a giugnere di necessità a tal precisione e forza nella scossa dallo spirito comunicata ai nervi ( comunque ciò facciasi ), che questa agguagli precisamente quella, che vi produrrebbe l’oggetto realmente presente. Che se la scossa è la stessa, la sensazione deve pur essere la medesima per proporzione, e però siamo ne! caso d’avere il senso vero, reale, e inevitabile della visione d’un oggetto, come se ci stesse innanzi davvero, nel caso cioè in cui il sentimento interiore colla sua forza fa le veci dell’oggetto esterno, che manca. Ecco il caso del nostro entusiasta, e di tanti altri. Ora pensando che a ricevere l’impressione degli oggetti esteriori tutti i sensi concorrono secondo loro natura, che ne accrescono la vivacità adunando maggior numero di circostanze, e che il totale è diverso a norma della modificazione e attitudine particolare d’ognun di tai sensi; (il che costituisce un modo proprio di sentire in ciascuno) vuoisi e devesi ciò con giudizio trasferire anche al caso interno, e dedurne, che tutti i sensi concorrono o per azione, o per reazione a modo loro nell’interne visioni, e che anche forza è che abbiaci un rrpdo proprio di visione nei vari. Questa facoltà poi di eccitare in se stesso vive immagini d’oggetti non presenti può farsi abituale coll’uso, e se Io è troppo, divien.
pazzia, costringendo il soggetto a vedersi sempre d’intorno ciò, che non ha; ma se manca, invano cose grandi si sperano, poichè troppo è debole, e distratto il principio interiore, troppo fotti e risentiti i sensi Tomo III. S estera