vimenti, ecco l’iliade piena di compassione e di terrore, che son ben altro che il fischio de’ venti, il furore dell’onde, lo stridor delle vampe, il calpestio de’cavalli. Ecco Ettore-, e Priamo, ed Achille e Andromaca, Bidone ed Enea, Ni so ed Euri alo, e cent’altri. Tutto vive, tutto commove, tutto va al cuore. Anche fuori di questi oggetti più strepitosi, anche ne’ più tranquilli della notte, del sonno, della solitudine, del silenzio, che per via più segreta vanno al cuore, se non l’agito, se non lo scuoto per gli affetti, indarno pingo le tenebre delle boscaglie, l’orror del deserto, una grotta, una prigion sotterranea, nò, non basta, che sciolga i venti ad incendiare una selva, che chiami le fiere e le faccia urlare, che versi torrenti e siano pur goni; e romorosi; se non ci passeggiano jn mezzo, e. non gli avvivino le passioni, non farò mai nobil pitture, nobili poesie per la più nobil parte di me, pel mio cuore.