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Note. | 241 |
zelo nulladímeno grida Velie jo Patercolo pensa bene a’ casi suoi, la censura de’vivi autori e pericolosa. Ma di qual censura si parla? Non certamente di quella, che a’corvi perdona, e alle colombe fa guerra, come dice un’altro antico: neppur della satira, che mai non conobbi, e che sempre detestai, massimamente dopo aver sentito gli stessi Frugoni ( 1 ) pentirsene, e i Voltaire confidentemente. Parlasi adunque della critica vera, ciot: di quella, che taglia bensì qualche ramo degli allori sul capo altrui, ma col fine assai spesso di farli meglio ripullulare e con più fermezza e con più gloria su le fronti onorate de’ veri talenti. Questa mia censura, e non altra in versi e in prosa esercitai di buon’ora, e non ne sento rimorso.
Parlando di me non debbo dire di più.
NOTA XIII. II piacer che sentiamo nelle passioni afflittive, e davanti agli oggetti te r( 1 ) Non solo in voce, ma scriveami ancora: La Fescennina licenza sarebbe delitto, e lo è infatti ovunque costumato e gentile è il modo di vivere. Lettera da Genova 175a, Tomo III. R