ordinario là sul Vesuvio una volta, e l’altra vicino alla stupenda.catena dell’alpi detta le ghiacciaie. Nella prima il fuoco, nell’altra il gelo formano due spettacoli veramente grandissimi in ogni lor parte, che traggono a se tanti curiosi, gl’incantano, e fenno attoniti; nè credo v’abbia tin sol uomo, che ivi non facciasi maggior di se, e non senta qualche entusiasmo per quanto ei sia stato ad ogni altro oggetto insensibile, purchè abbia un’anima umana. La terribil fatica, e il lungo cammino, con cui si sale sopra il Vesuvio, e intanto a poco a poco dispone l’anima coll’idea dell’altezza, colla ved-ura del mare soggetto, e de’ paesi, colle ceneri, colla lava, con tanti avanzi abbronziti, e calcinati dalle eruzioni, che rendono la salita difficile, pericolosa, e nuova affatto ) ed incomoda sino a bruciare le scarpe, e via via più deserta, più sterile, più solitaria d’ogni erba, d’ogni albero, d’ogni vestigio d’abitazione umana, e sempre guardando, desiderando, e temendo quella cima sempre fumante, e minacciosa, e lassù giunti quel vasto catino, e conca tutta impressa, e segnata di roro-