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Note. 235

re furibonde di penna e di spada. Era ber» meglio, diceva io loro, che soffriste qualche credulità, e aveste de’poeti inermi e pacifici, e lo stesso direi a’ puritani riformatori nell’odierna filosofia. Ma d’altra parte nè culto, nè filosofia, nè moda non prevarranno sul gusto innato che abbiam pel mirabile qual ei si sia. Non sarem più tanto superstiziosi in sortilegi, ed incantazioni, non si vedran fantasime ed ombre ne’ cimiteri si frequentemente, non ogni villaggio avrà il suo folletto, ogni via crociera le sue fate e le sue streghe, non avran tanti e tante veduto o l’orco o la beffana o de’ vampiri. Ma sempre avrem bisogno di una dolce illusione di fantastiche scene di ignoti mondi e personaggi, di falsi terrori e compassioni, e se non altro i malinconici, che non fanno il minor numero, proteggeranno il maraviglioso poetico, e s’è pur vero, che gli uomini sian sempre un pò fanciulli più che non credono, correranno ognora in folla alla lanterna magica ed al teatro de’fantaccini.

NOTA XI. Anche a me avvenne di sentirmi ispirato d’un estro improvviso, e straor1