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234 | Note. |
tiglioso di quel poema è sì temperato con la filosofia, le finzioni vi son sì vicine alla vei, rità e le coprono con un velo sì trasparen.
te, la morale, la storia, la politica tanto escludon le favole, e la mitologia; <*he chiaramente apparisce la decadenza del gusto anrico. Ma che abbiam noi guadagnato, dimanda alcuno, per questo gusto più raffinato?
Infino può riflettersi, che la religione cristiana dopo secoli di tolleranza dee nojarsi «na volta di tante menzogne contradditorie e indecenti d’una falsa e pueril religione; benchè strano poi parer possa, che il decoro e la dignità della vera allora ottengano più rispetto tra i letterati, quando questi in cerri paesi, e tra i filosofi di nome soprattutto meno la pregiano, o più mal la professano generalmente. Io pur riflettea tra i calvinisti, che l’immaginazione era annientata senza pompe, spettacoli, cerimonie, immagini, e in chiese ignude, gotiche, non frequentate, come sono le loro storie senza visioni, miracoli, nè alcun commercio col cielo o con l’inferno. La lor riforma spense l’arti per cambiarle colla controversia, e con le dispute