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INTRODUZIONE

ALL’OPERA.


E nol diss’io dieci anni sono al pubblicar questo saggio, che tal m’avrebbe mirato siccome un pazzo, e l’opera mia tenuta avrebbe in conto di un vero sogno, e delirio? Posso almeno vantarmi di non essere stato falso profeta, e d’averne ottenuto autorevolmente l’onore da uomini illustri. Il primo si fu l’abate Lami dottissimo, come ognuno sa, e in Toscana massimamente tra più grand’uomini venerato.1 L’altro è stato un francese anch’esso insigne ed applaudito per

  1. E per vero dire il suo entusiasmo è un certo non so che, che non sa dir ch’egli è... Per altro all’autore non manca se non di piangere tante parole vanamente spese, tanto tempo infelicemente perduto, tanta carta sì malamente impiegata. Un tomo così grosso per istancare il leggitore e per non imparar nulla? Nov. di Firenze 1769.