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168 | Passione. |
siasmo essendo come il terrea naturale d’os?nt dottrina, ed arte, in cui queste piante alti-’gnano meglio, fiorjscon, germogliano, e piene fannosi d’una vita novella, e non soggetta a vicende.
Ma del pari vien manco ogni fiore, ogni frutto di vera eloquenza o in versi, o in prosa, quando noi la vogltam trasportare fuor di questo suo clima, e di questo suolo, cioè fuor del patetico, e del passionato. II che fanno i servili imitator di Petrarca, i copiator freddi di Paolo, e di Rubens e soprattutto i traduttor letterali dell’opere animate, e spirate dal cuors. Chi può restringere tra cancelli un’ardor sì veemente, chi trasformarsi in uno stato sì libero col comando, e il compasso, chi colla grammatica, e coll’archipenzolo scaldò mai, scosse, mai chi mai produsse cosa amabile, mirabile, e sorprendente?
Tal fu colui nel secol passato, che credendo emendare Annibai Caro, stando alle parole più fedelmente, e non lasciando alcuna espression dell’eneida, stupì rileggendo il passo di Niso, e d’Eurialo a un amico, che