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132 | Maraviglia. |
rili nrtiiìcj dell’ingegno. Le acutezze dì Seneca in mezzo ai grandi oggetti tragici che nausea non fanno; son lampi e fuochi fatui, che abbagliano a un punto e si dileguano.
Già non parlo di quelle antitesi o contrap.
posti, che dan forza e riverbero ad una gran verità, ad un eroico sentimento, che movono ed istruiscono a un colpo, che ripercotono l’ammirazione sublime. Le troviamo insin nella semplicità più antica de’profeti, ( i ) e d’Omero. Gli uni e l’altro ci presentano inoltre una grandezza reale ne’loro sistemi di religione, che in ogni gente grandeggia sopra tutti gli oegetti. Ma per non mischiare ia falsa colla vera, la qualeèd’a!-tro argomento ben degna, che non di quel- 3 Io delle bell’arti, e mettendoci a tempi d’Omero e a que’ costumi ed opinioni, ben sap^ piamo oltre il detto qual grandezza egli faccia j ( I ) Exaltabuntur cornua just:, camita peccatonim confringam.
Quomodo seder scia Civitas piena papulo >= Domina geriti um faiìa est sub tributo &c,