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130 | Maraviglia. |
essa estaticamente. Il che tanto è vero, chi ¿1 silenzio talora è più sublime d’ogni parola, come là nell’elisio quel di Didone al pregar sì patetico e forte d’Enea: Gli occhi fissi al suol tenne senza far motto, e poi?
Proripuit se se: Come Giocasta dopo intesa I’orribil serie de’fatti, che tutto scopre, ammutolisce, parte, s’uccide. Il velo sul volto al padre presente al sagrifizio della figlia, la faccia tranquilla di Giove nel fulminare i giganti nella sala del T. a Mantova dipinta da Giulio Romano, quella di S. Michele con Lucifero sotto a’ piedi fremente nel quadro di Rafaello a Versailles, e simili.
tratti de’gran, poeti, e pittori, che uniti in- sierr.e dal semplice e dal sublime dan molto a pensar all’anima, maravigliando la grandezza degli oggetti ad un tempo e quella degl’ingegni eccellenti, che fanno stupire della possanza dell’arte, e dell’artefice. Par* ^ 10 sempre dell’ammirazione degl’intelligenti, perch’essi misurano quella possanza, mentre 11 volgo ammira ignorando, o nulla sente.
La semplicità di Rafaello il fà più grande parere in quella tranquillità di lavoro dottissimo,