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Maraviglia 129


¿’ogni fatto e detto eroico vuoi esser conci, sa l’espressione per non distrar l’anima assorta nella sua contemplazione. Tai sono i ritratti di Giove» che col ciglio move tutto l’universo, che ad un cenno scuoti /’o/impo, e dell’uom giusto, che impavido cade se il inondo ruma su lui, che sembra tolto dal salmo, ove allo sconvolger la terra, e cadere in mar Is montagne ei sol dice non temerti, e degli altri siffatti, ove l’uomo da un iato sì debole si fa dall’altro sì forte da contrapporsi al mondo intero, il che divien piìi mirabile in una donna, come il celebre le di Medea nella tragedia, o quel di Cristina di Svezia nella medaglia, nel cui rovescio è il globo terracqueo e intorno: Nc mi basta, nè mi bisogna. Così ogni fatto o detto eroico vuoisi esprimerlo con brevità per non distrar l’anima assorta in quella contemplazione elevata all’ammirazione. Contraria a questa è l’amplificazione, e l’ornato, cioè lo smembramento a dir così dell’idea sublime in accessorie idee, che sona inciampi e legami all’anima nel suo lanciarsi a quella primaria, al comprenderla tutta, ad immergersi in Tomo III. K es-