Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 3, 1799.djvu/143

120 Novità

vi le bellezze, e nascondendole a tempo, ed alternandole, vi fa desiderarle, sperarle, aspettarle e vi fa credere insieme una miniera inesausta sotto a quel velo di vereconda sobrietà, o d’indifferenza dissimulata (r).

Non voglio, dicea Marco Tulliò, che troppo spesso facciate plauso alle mie arringhe con quelle acclamazioni: ob bello, ob bravo: Nolo nimium belle, & festivi.

Nè so in fatti, se alcuno autore fosse mai più economo a distribuire l’ombre, e i colori, il forte, e il mansueto, la ragione, e l’entusiasmo; facendo esso come i pittori, che lascian neglette alcune parti del quadro, per dar più risalto alle finite, e risolute.

Pub giugnersi insino a metter qualche difetto nelle opere, quando sappiasi compensarli, e gua_ (i) Non feriscono certe bellezze con fòrza dapprima, perchè la vera bellezzi non t!

strepitosa ò fastosa al mostrarsi. Ella si dà a veder per lo più in un dolcissimo lume*e nel suo primo apparire non compare mai tutta, ma ben invoglia di rivederla, e più che si mira più mette voglia di rimirarla, e par più degna e nuova. Ceva vita di Lemenc.