{{Pt|Dito il lavoro, perchè non è stata opeza, se non che d’istinto, e d’impeto, avvenendo di rado, che in quel tumulto, in quella tnultiplicità d’Oggetti affollati non sia qualche confusione, o irregolarità, che a miglior tempo s’emenda, cioè quando, posato il furore, sopravvenga il giudizio a discernere, ed ordinare, e trascegliere tra que’confusi materiali ciò, che stà bene a mettersi in opera, e giovi alla fabbrica. Quelle ardite vivacità, e quegl’imperfetti ornamenti, que’raccozzamenti, ed ammasi fortuiti e tumultuosi son come un popolo strepitoso, disse un ottimo conoscittore, che al suon del tamburo corrono in folla ad arrotarsi nella milizia, che non tutti si prendono, ma i soli più atti alla guerra. Ma bisogna intanto, sinchè dura il caldo, gittar giù, come vuol l’estro, perchè passa veloce, e non sai, quando torni, e r.on puoi frenarlo, o regolarlo, o ritenerlo; e guai a te, se durasse uno stato sì violento più del dovere, che avviene pur rroppo a molti per tale sforzo di fibre, e di nervi indiscreto d’aver avuta k testa o per sempre, o per lungo tempo inabile ad ogni appli-