i buoni poeti privilegiati da Giove, e per viva fiamma ed ardente degni del cielo. Io non osava stender la mano ad alcuno per non offenderne mille; sinchè vedutomi appresso un Petrarca, che un piccol volume era e discreto, a quel m’appigliai. Il nome di ristoraror delle lettere, la corona poetica da lui ottenuta in campidoglio, e la fama delle sue rime n’accendevano di curiosità. Egli più volte s’era con noi trovato in persona, ma non d’altro che del suo poema dell’Africa, e d’altre opere sue latine ci aveva intertenuti, avendogli quelle più che le italiane, ei dicea, recato onore vivendo, e a noi renduta l’antica estimazione in Europa. Ma poco diletto n’avemmo alla pruova per molti vestigj di rusticità e di barbarie, che nel suo stile latino, e nel poema avevamo incontrati. Per altra parte il Fracastoro, il Sannazaro, ed altri, che con noi vivono in compagnia, le rime italiane ci lodavano sempre, ed il Petrarca esaltavan per quelle singolarmente, avvertendoci insieme esser elleno di nuova maniera poesie nè per avventura al nostro gusto adattate.