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48 | Lettere |
Diverse lingue, orribili favelle,
Parole di dolore, accenti d’ira,
Voci alte e fioche e suon di man con elle.
Questo sì è un verso divino. Lo stesso dico del quadro, in cui dipigne l’arsenal di Venezia, sicchè proprio ti trovi là dentro, e delle apostrofi contro pisani e genovesi ecc. E di tali interi ternarj ve n’ha sino ad un centinajo, se ben gli ho contati, tra cinque mille, che formano tutto il poema. I versi poi soli or sentenziosi, or dilicati, or piagnenti, or magnifici, e senza difetto, ardisco dire, che vanno a mille... Dunque, restano tredici mille difettosi e cattivi, riprese allor Giuvenale con impazienza, e quattro mille novecento terzine all’incirca restano da soffrirsi. Il bel poema invero, e la dilettevole poesia, ch’è questa! Non è egli lo stile quel punto in poesia principale e decisivo per cui perirono tanti poemi, e per cui non periranno alcuni pochi giammai? La dicitura, la versificazione, la poesia verbale in somma, cioè la poesia della poesia è pur il sugello della immortalità per te, per Omero, per Pindaro, per Orazio,