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46 Lettere

alla penna de’ versi e de’ tratti mirabili. Anzi giudico, che da questi venuto sia l’abuso dell’imitazione tra gl’italiani. La sua commedia, mostruosa per altro, presenta qua e là certe immagini così forti e terribili, de’ terzetti sì bene organizzati, che t’incantano in guisa da non sentir l’asprezza d’altri dodici o venti, che vengon dopo. Quei si tengono a mente, quelli si recitano e divengono una ricchezza della nazione. Il tempo la consacra, e si crede mercè di quelli più bello assai che non è tutto il resto. Gl’imitatori sempre inferiori al lor modello ne crescono il pregio. Gl’inerti e pedanteschi letterati vi fanno la glosa, si citano le sentenze dai freddi morali, le strane parole si registrano ne’ vocabolari, e tanti infin partigiani e stimatori col tempo vanno moltiplicando, che hai contro di te un popolo immenso a voler censurare il gran poeta. Perchè, dimmi ti prego, quanti sono in una intera nazione, che possono giudicare per intimo senso e per anima armonica del poetar generoso? Dieci o dodici al più; e la metà di questi nacque nelle cam-