suo duca e condottiere delle più nuove e più strane dimande che fosser mai! Io mi trovava per lui divenuto or maestro di cattolica teologia, or dottore della religione degl’idoli, insieme le favole de’ poeti e gli articoli della fede cristiana, la filosofia di Platone e quella degli arabi mescolando, sicchè mi pareva essere troppo più dotto che non fui mai, e meno savio di molto, che non sia stato vivendo e poetando. Acheronte, Minosse, Caronte, il Can trifauce ben io conoscea nell’inferno poetico; ma in un con loro il limbo e i santi padri, e con essi in poca distanza Orazio Satiro, Ovidio, Lucano, indi a poco un castello, ove stanno Camilla e Pentesilea con Ettore e con Enea; Lucrezia, Julia, Marzia, Corniglia, e Saladino soldano di Babilonia con Bruto, infin Dioscoride con Orfeo, Tullio con Euclide, e con tal gente i due arabi Averroe ed Avicenna, tutto ciò veramente m’era novissimo, e non sapea più dove mi fossi. Cerbero il gran vermo, e una grandine che con lui tormenta i golosi non è egli un supplizio ben pensato? Plutone, che comincia