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di Virgilio e Inglesi. | 35 |
lupa, e un lione alle porte d’inferno mi presagiva male, e il mettere in bocca a me stesso, che i miei parenti eran lombardi, non avendo io mai saputo qual gente si fosse questa, se non molti secoli dopo la mia morte, pareami tratto scortese, e di poca discrezione.
Mi calmò alquanto il poeta leggendo de’ suoi bei versi, e chiari abbastanza in mia lode, e vedendo in quei ricordato il mio poema siccome letto lungamente, e studiato da lui. Ma ben tosto la noja mi prese al seguir la lettura. Perchè dunque, diceva io, perchè ha fatto Dante un poema dell’Inferno, del Purgatorio, e del Paradiso, se tanto ha letta l’eneide? Io certo non gli ho insegnato a cominciar con un sogno, una lupa, e un lione, o con dividere in parti tra lor ripugnanti e lontane un poema. Il viaggio d’Enea, che pur ebbe cotanto sotto degli occhi, è ben diverso dal suo pellegrinaggio in quelle parti sì strane. Ha forse da me imparato a far venire Beatrice a cercarmi, Beatrice la qual era stata chiamata da Lucia, da Lucia, che sedea non so dove con l’antica Rachele,