mo non consistere la poesia in parole ed in suono se non quanto son le parole espressioni d’immagine, ovver d’affetto, e il suono stromento d’inganno e di diletto, come possiamo non esser nojati da’ loro versi esanimi, e scoloriti, e freddi più che ogni prosa? Veramente ci fa maraviglia che una lingua, e una poesia, come la vostra, che tanto abbonda di termini proprj espressivi sonori, che ha si gran libertà e varietà di costruzione, tanta dovizia di modi e di frasi, onde ha fatto raccolta amplissima, più che altro idioma, da’ greci, latini, iberi, galli, e perfino da’ teutoni, e con ciò sì mirabile facilità di far versi, pur nondimeno sì poco riesca a far de’ poeti. Forse che il clima è cangiato, che le generazioni degli uomini sono deteriorate, che le lettere son decadute? Certo è che da gran tempo in quà non è comparso tra i morti alcun poeta veramente sublime, un Omero, un Orazio, un Properzio italiano, benchè poemi, e canzoni, e sonetti a migliaia siano usciti in Italia senza fin, senza termine, e senza misura dal Tasso e dal Chiabrera in qua. Alcun di noi