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LETTERA PRIMA
PUBLIO VIRGILIO MARONE
A’ Legislatori della nuova Arcadia,
TUtto l’elisio, o Arcadi, è posto in tumulto dagl’italiani poeti, che, d’ogni età, d’ogni stato, qua scendono in folla ogni giorno a perturbare la pace eterna de’ nostri boschetti. Par che la febbre, per cui gli abderiti correvan le strade recitando poemi, sia venuta sotterra co’ vostri cantori, verseggiatori, e poeti importuni a profanare con barbare cantilene ogni selva, ogni fonte, ogni grotta sacra al silenzio, e alla pace dei morti. Ogn’italiano che scende tra noi, da alcun tempo in qua, parla di versi, recita poemetti, è furibondo amatore di rime, e recasi in mano a dispetto di tante leggi infernali, o tometto, o raccolta, o canzoniere, o sol anche sonetto e canzone, che vantasi d’aver messa in luce, benchè a tutt’altro mestier fosse nato. Or pensate, Arcadi ma-