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Inglesi. 273

fede mia presso ogni altra nazione sarebbero affatto sepolti nell’obbiivione dopo aver letti e’gustati i Tassi e i Rembi. Dante aiia fine era un vero poeta per indole, un’anima elevata, un genio grande e sublime, come lo mostra a chi ben lo studia e fatica e suda per intenderlo il suo poema, e come in tutta la sua vita e le sue vicende mostrossi, come mostra anche più il suo Ugolino, onde non mi stupisco, se fece da ’prima tanto colpo il suo lavoro, talchè parmi vedere i suoi coetanei quasi da un’estasi presi al legger quel passo divino e sì nuovo tra quelle tenebre e quella ignoranza. E dovette nel vero l’Italia avidamente accogliere ancor senza questo le primizie dell’arte più cara e più gioconda all’uomo, benchè miste d’imperfezione, come accade nell’origine delle cose, e per questa ragione le pitture di Giotto e di Cimabue furono in pregio grande, e gli archibugi a ruota e l’architettura detta gotica e cento altre invenzioni, ancorchè non così care all’uomo, come’la poesia. Grand’obbligo adunque, noi nego, aver deve a Dante l’Italia, il qual Tomo XII, S se