Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 12, 1800.djvu/196

192 Lettere

sua dottrina in rispondere, e ripulsare gl’insulti, le cabale, e le villanie monacali d’ogni più vile avversario. Egli stesso dolevasi di sì trista fatalità, e piangeva le sue opere d’antichità, di diplomatica, di belle lettere, che gli stavano imperfette e tronche, mentre occupavasi in altre, che ben sapeva essere destinate all’oblivione, come son tutte le controversie fratesche. In somma io vidi un letterato illustre morto alle lettere ed alla patria ch’egli unicamente amava, dieci anni almeno prima della sua morte. Credereste? Nessun grand’uomo italico è stato esente da questa umiliazione. Muratori, Gori, Serau, Zanotti, e infiniti, che ho conosciuti e trattati, m’hanno tutti parlato delie lor dispute letterarie, e mentre erano venerati in tutta l’Europa, avevano a soffrire delli strapazzi solo in Italia e nella patria. Ed anche questa è colpa, come io diceva, della divisione delle vostre provincie, perchè vi manca un teatro assai vasto e popolato in cui si renda giustizia ai grandi attori dal maggior numero, e si faccia tacere qualche plebeo del parterre, che in picciol teatro si fa sentire e