nomi nel commercio, e attenti alla famiglia, profusi e prodighi quando spendiamo a segno di ridurci alla mendicità, fanatici per la patria, o violatori di tutte le sue leggi, e venduti al danaro, e alla seduzione apertamente, entusiasti per una religione, o sprezzatoti di tutte, attaccatissimi all’amor della vita, onde tanti van lontano in esiglio volontario per curarsi, e vivere qualche giorno di più, o pronti, a darci un colpo di pistola ben aggiustato per una emicrania. L’ozio, e la vita sedentaria è a noi carissima, e andiamo alle estremità del mondo continuamente. Odiamo la monarchia, e facciamo assidua corte al re servendolo a tavola ginocchioni. Vogliamo forestieri tra noi e li trattiamo come nemici. Noi siamo aspri, e un po’ feroci, le nostre donne timide e dolci. E così dite di cento contraddizioni, che son tra noi, e troppo a lungo andrei numerandole. Volete voi il nostro ritratto? Leggete i nostri libri, ove noi stessi ci dipingiamo, andate al nostro teatro, ove rappresentiamo noi stessi. Quella è l’immagine di tutti noi la più somigliante, e vale a di-