Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 12, 1800.djvu/175


Inglesi. 171

teatro, e comparendovi nell’abito mio privato. Non v’è alcun eroe in presenza del suo cameriere, dice il proverbio, e non ve n’è, dico io, dinanzi a un amico. Vediamo, se dico il vero, e sol ricordatevi, che parlo in confidenza, e tra noi soli.

Prima dirovvi, ch’è diffìcile fare il carattere dell’inglese, che propriamente non ha carattere uguale, e universale per una perpetua contraddizione di sè con se stesso, e per una differenza notabile tra uomo e uomo, anzi tra lo stesso uomo in varj tempi. Ma forse questo può essere appunto il suo carattere, se n’ha alcuno, cioè il dar negli estremi. Il genio più generale e dominante è la taciturnità; la serietà, e la solidità, e quindi la fermezza, l’intrepidità, la fedeltà, la prudenza, ed altre doti di questo genere. Ma quando una passione ci prende diamo in tutto l’estremo contrario. L’amore decide di tutto il nostro essere se ci soggioga, e ci fa perdere o la ragione o la vita. Siamo sobri sino alla frugalità, o ubbriachi sino alla brutalità, o fedeli alle mogli, anzi veri amici, o lor tiranni e carnefici furiosi, eco-