sti, col solo divario che aveano paga più discreta di tutti gli altri. Mi son preso piacere una volta di contare que’ componimenti in foglio volante, che addobbavano le botteghe, i palazzi, le strade. Sonetti in lingua veneziana, in paesana, in toscana; altri con la coda, altri nò, canzoni d’ogni metro, capitoli ec. Questo addobbo pareggiava quel de’ damaschi, e de’ tappeti. Pure è questa la vanguardia delle galiotte o delle lancie, i libri e i volumi di poesia formavano il corpo della flotta. Otto diversi ne ho veduti per un solo procurator di s. Marco, e stampati con pompa e spesa grandissima. Maggior lusso di stampe non vidi in opere scientifiche ed importanti. Caratteri e carta sceltissimi, vignette e finali de’ più valenti incisori, sino a fare cornici leggiadrissime e dispendiosissime di fino intaglio ad ogni pagina; talchè talora il più detestabil sonetto si trova ricamato tutto all’intorno con più nobiltà, che mai noi fu alcuna ode d’Orazio, ed alcun salmo di David. Un vetro contorniato di brillanti. Mi disse un gentiluomo, che uno di questi libri era costato