il che credo più vero, perchè le arti, le lettere, e la coltura sono in Italia, come in clima nativo, e germogliano da per tutto, e vivono anche nell’abbandono di premi e di mecenati. Ci vuol pazienza, ma egli è certo, che i pittori, i poeti, i belli ingegni, i pronti artisti nascono a centinaia tra voi, e uno per volta tra noi, e anche in Francia, che che ne dicano i parigini, che credono tutta la Francia simile alla capitale. Essi non sanno o non vogliono saperlo, che un architetto, un teatrista passabile è più raro a trovarsi nelle provincie, che non un finanziere amabile a Parigi. Io mi son dilettato d’esaminar questo punto, ed ho trovata l’Italia come la Grecia ricca di se medesima, e di spontanei talenti, e la Francia e la mia patria benchè tanto inclinate alle arti, e a far la fortuna degli artisti, hanno difficilmente di quell’opere e di quegli uomini, che manda l’Italia per tutto, e di cui l’Europa tutta provvedesi. Ma questo lusso medesimo italiano nuoce all’Italia. Pochi trovano delle corti, dei principi, dei milordi, che gli adopriuo. Re-