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di un Professore di Padova 133

ancor noi dopo aver letto qualche libro, che additar volendone altrui le bellezze balziamo repente da un luogo all’altro; e come può sapersi ove stieno di casa i più bei pezzi, se tutto il poema non s’è da prima trascorso? Anche il sogno, il leone, la lupa non sono difesi bastevolmente, e gli convenne ricorrere in sagrestia a prender un squarcio d’Ezechielle, la qual difesa se vaglia non vi sarà errore, che non possa sostenersi colla scrittura alla mano, come è costume degli eterodossi, che anzi non ammettono che la sola spiegazione scritturale ad autenticare ogni loro assurda proposizione. Il rame del Vesuvio è un insolenza, ed il nominare il Bettinelli per autore (spezialmente nelle lettere sopra, anzi contro il poemetto delle Raccolte ) non è da persona ben nata. E pure la prima lettera sotto nome dell’editore dicesi sia dell’abate Daniel Farsetti; la seconda del Forcellini, che sembra alquanto men insolente; e la terza che è un infilzatura d’ingiurie del conte Carlo Gozzi. Non ho tempo di parlar di queste sanguinose critiche, ne tampoco ne ho vo-