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bro, in cui lode alla sua diligente attenzione sono sdrucciolati li gran belli spropositi; ma dato che ne abbia da lei chiesta licenza, non doveva inveire contro chi non è autor delle lettere, o fa di tutto per non volerlo essere. Io posso asserire colla più giurata pontualità, che dalla bocca di V. E. non potei in tutto quest’autunno, nè a Padova in tempo del Santo, ove per la prima volta si compiacque di leggermele, trarle giammai nemmen fra denti che il Bettinelli ne fosse egli il padre, quantunque più d’una volta con seduttrice curiosità ne l’abbia ricercata. M’incresce assai di simil procedere, ma siccome l’onore è dell’onorante, così l’ingiuria ricader suole più sù chi la fa, che sù chi la riceve. Ma non c’è più rimedio, vibrato è il colpo, ed ha percosso chi non dovea. V. E. non può imputar niente a se stesso, se non d’aver sempre tenuto coperto il nome dell’amico supposto, ed altresì di non tenere al presente celato l’intimo giusto dolore, e sdegno contro chi non serbò le leggi della civiltà, o dell’onoratezza. Già per quello ho udito da alcuni; le critiche gozziane so-