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di Virgilio e Inglesi | 9 |
letterarj mi tenni, se più caldo e volonteroso a lodar fui che non a riprendere, se di buon grado i consigli, e in pace mi presi l’altrui censure, e l’odio insino, e le sconce vendette già non avronne rimordimento e vergogna.
Seguirò intanto a dir libero il parer mio, come ne presi a principio licenza, e poco omai rimanendo di vita a’ miei studi ed a me, alla posterità già vicina m’appello, che tra poco deciderà se l’aver io preso errore scolpa altrui degli error suoi, se il chiamarmi mordace giustifica il mal gusto, se l’accusarmi d’invidia, o di falso zelo è pruova di buono stile, e che certuni scrivono acconciamente, che non cadono in barbarismi, che non ignorano la lor lingua, che non adulterano i buoni esemplari antichi imitando gli oltramontani e gli oltramarini. Sì, facciano quanto sanno e in verso, e in prosa
s’intitolarono: Lettres de Virgile aux Arcades: Paris 1759. in 16. e furon tradotte pure in tedesco, o trasformate.