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in voi tutta s’appoggia, e spera. Incitate e ravvivate tante anime copiatrici, e servili; imponete silenzio a tante altre gelate, insensibili, e morte ad ogni pittorica Scena, ad ogni immagine splendida, ad ogni nobile, e ardente affetto, ad ogni nuova felice ardita finzione; dannate infine, e flagellate tanti abusi funesti, che tutta guastano la bellezza della vostra lingua, e degl’ingegni nati tra voi a gran cose. Siete pur Voi Mallevadori ed Arbitri del Buongusto in Roma, Voi dittatori del Parnaso Italiano, Voi che per instituto provveder dovete, che la Repubblica delle lettere detrimento alcuno non prenda, e bandir, come veri Romani, ed arruolare, ed in campo mostrarvi, qual facevasi anticamente al sorgere guerra più minacciosa, che col nome chiamavasi di Gallico Tumulto. Voi dunque rendete utile il mio zelo, e quello de’ Padri vostri Greci, e Latini, e non soffrite, che tante ombre gravissime abbiano sentenziato, e che sin d’oltre Lete, ed Acheronte abbian mandato indarno soccorso alla vostra Poesia. State sani.
C O D I C E N U O V O
D I L E G G I D E L P A R N A S O I T A L I A N O