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da me senza passione, e con diligenza. Questi egregi maestri pensarono, che a far risorgere l’ottima Poesia nell’Italia dovesse in prima scemarsi la vasta, ed inutile multiplicità de’ Poeti, e dell’opere loro; l’ottimo eleggersi, e di quel farsene quasi un sacro deposito, ad esempio della gioventù, che nacque alla Poesia. Eccovi adunque la lor sentenza.
Scelta, e Riforma de’ Poeti Italiani per comodo della vita e della Poesia.
Tutti gli antichi, o contemporanei di Dante, si consegnino alla Crusca, o al fuoco.
Dante sia posto tra’ libri d’Erudizione, siccome un codice, e monumento d’antichità; lasciando alla Poesia que’ cinque canti incirca di pezzi insieme raccolti, che gli antichi stimarono degni nella lettera terza.
Petrarca regni sopra gli altri, ma non sia tiranno, ed unico. Si ripurghi di una terza parte inutile, e le due parti stesse migliori abbian notate in margine, per evitarsi da i giovani, alcune rime forzate, alcune strane parole, alcuni modi viziosi, e tutte le fredde allusioni.