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che non gli antichi mi parvero, i templi, e i riti più santi, e più augusti, i commodi della vita, il comercio socievole, la splendida urbanità de’ privati mi ricreavano, e il veder di continuo le Matrone Romane in cento cocchi lucenti più che quel di Giunone, e mezzo ascose dentro una nuvola ondeggiante, e ricca, che si move con loro, tal m’offriva immagine di grandezza, che Augusto egli stesso dopo l’Azziaca vittoria non ne avea tanta sul carro del suo trionfo. Ma quai novità d’altra parte mi venivano innanzi? Quanti incontrava con vesti nere, e con capo sì bianco, ch’io li prendea per canuti, benché d’aspetto più che giovanile, se non avessi scoperta la polve bianchissima che lor dal capo cadea su le vesti. E quanti altri di spada armati, e con essa al fianco a visitare gli amici, ad orare ne’ templi, come se dappertutto temessero assalto, eppur tutt’altro mostravano che d’esser guerrieri. Il non chiamarsi alcun mai che col titolo di Signore, benche nato plebeo, mentre Augusto nol volle parendogli troppo eccelso; il dirsi servo