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102 Lettere

latino, e l’italico per ben parere, e per vivere urbanamente, e non sembrar barbaro in Roma stessa. Io che vedute avea cogli occhi miei proprj le barbariche spoglie, e gli schiavi feroci, che Cesare a Roma trasse dalle Gallie soggiogate, stava mutolo, e istupidito a così nuovo portento. Quand’ecco passar quivi presso una splendente matrona, (a) a cui tutti fer segno d’ossequio, siccome a Vesta, o alla gran madre farebbesi, e raccerchiarono a gara, e in lingua celtica pur favellarono. Era quella, come mi dissero, una Gallica donna dalla remota Sequana recentemente venuta recando seco per tutta Italia le grazie non solamente, e il fior dello spirito, ma celebre fatta per un Epico suo poema, e per Tragedie eziandio: nè le memorie di Roma antica da lei tanto riscuotere di maraviglia, quant’ella da Roma moderna ne riscotea. Parvemi allora, che dal