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dell'Autore. 25

di dedicar libri ai Crassi, agli Apicj, ai Sejani, ai Luculli. Se noi seguiam le lor orme, possiamo sperare la lor sorte, e vedremo alla pruova, che l’ingiustizia dei mecenati, la corruzione dei tempi, la decadenza del gusto, e delle lettere non sono alfin che illusioni dell’amor proprio, e della poca nostra filosofia. Già non intendo per questo di giustificare la cieca fortuna, o di scemare la forza autorevole della sentenza divenuta proverbio ognor più verace, che niuno in pattria è profeta, ma per questo? Potrà forse mancarci il testimonio della buona coscienza, ch’è quel muro di bronzo, che anche Orazio cortigiano conobbe, e la beata tranquillità de’ nostri studj coronati filosofando da una vita, e da una morte onorata?

Ma lasciando il filosofare, e tornando alla mia propria sperienza, poich’ebbi la sorte di vivere in mezzo a cotali uomini, e studj, credo poterne parlare con qualche autorità, ed ottenere credenza dai giovani ben disposti, e nati felicemente all’amena letteratura. Parmi in oltre dopo il ritratto morale di questo studio poter con diritto dipingere il suo