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per forza ed inutilmente, quantunque tutte le cose rifuggissero da me. Ecco che per un tempo indefinibile, un anno forse, io mi esponevo a ritrovare i segni della mia sofferenza tutte le volte ch’io avessi voluto aprire gli occhi e il respiro. Ma io vi andavo incontro come ad un cadavere che avessi dovuto seppellire dopo aver desiderato di assomigliargli. Ecco che la mia tristezza veniva ad oscurare definitivamente la mia anima.

Ma ora avrei voglia di scrivere una novella, i cui personaggi fossero burattini di legno. Io credo che essi possano meglio di noi goder della luce e dell’altre cose belle. Chi non ha visto quanto piacere hanno quando sono mossi dai loro fili? Essi recitano volentieri: e sento tutto il baccano che