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l’armadio dove stavano ancora i suoi abiti. Soltanto dopo cinque anni, dovendo ripulire la casa per prender moglie, untai con la penna e con l’olio la serratura prima di ficcarci la chiave ricoperta di ruggine.

Dunque dicevo che la mia zia aveva una voce che ricordava le pasticche biascicate senza che nessuno se n’avveda. Tutte le volte che veniva a cercarmi, ch’io l’avessi chiamata o no, teneva le mani, una dentro l’altra, nel grembo. Quando se ne andava, era certo che le moveva perché aveva intenzione di mettersi a qualche faccenda.

Si chiamava Betta, ed aveva cinquant’anni quando morì di male nervoso.

La sua vita ch’ella non mi con-