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sta dolcezza con la quale voglio prepararmi a scrivere alla mia fidanzata. Là, da una parte della piazza, dove la ghiaia è più consumata, c’è la porta del Seminario, verde e sbiadita, con l’architrave di marmo doventato quasi giallo, contenta di essere accanto a San Francesco, quasi sotto il campanile. Mi pare ancora di entrarci per andare a scuola. Ma c’entra il sole, con una lunga striscia che va a ritrovarsi con quella di dentro il chiostro.

Ed io resto nella piazza. Giù la Porta Ovile, poi campi di olivi e di viti; e, su in alto, la piccola stazione con i vagoni carichi di sacchi e di legname; con una strada, per salirci, che gira più di un esse fatto per ridere sopra un muro da qualche ragazzo. È