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Un mio amico era in agonia. Caduto da una scala aveva battuto l’occipite, non riprendendo più i sensi. Siccome non l’aveva potuto comunicare, il prete gli lasciò la stola sopra i piedi dopo aver detto molte preghiere.
La mamma del moribondo stava nella stanza accanto, con l’uscio aperto, a piangere; io, stringendo i ferri a pie’ del letto, lo guardavo. Il suo volto acceso dalla febbre aveva, di quando in quando, una contrazione lunga e lenta; ma gli occhi restavano chiusi, sempre più in dentro.