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operai fecero una convenzione colla potente famiglia dei Guazzalotri di Prato per la cava de’ marmi neri di Monteferrato. Nel 1368 la presero a fitto da Mess. Iacopo del quond. Zerino Guazzalotri. Altre conduzioni si trovano nel 1388, 1399 e 1400.

Di esso nero di Prato sono formati i contorni e rabeschi di quasi tutti i sepolcri a lastroni dei Secoli XIV e XV, che si vedono nei pavimenti delle chiese antiche di Firenze.

La seconda specie è il verde serpentino di Prato che si cava dallo stesso Monteferrato, ed è della stessa natura, ma diversifica nel colore, più chiaro e verde di vari gradi essendo anche più copioso di Talco. Egli pure è stato descritto dal P. Agostino Del Riccio Cap. 69: Gran lustro, egli dice, piglia questa sorte di serpentini di Prato; se ne cavano di buone saldezze ed ama stare in luogo dove non sia offeso dalle acque. Di questo marmo si usa far molte palle grandi (che si vedono nei capi delle scale di molte case di Firenze) e piccole e se ne fanno molte colonnette e tavolini interi. I suoi colori sono verdi non troppo accesi e il fondo della pietra è verde più buio. Si trovano vari serpentini, per i monti di Prato e per quei fossati, ma non se ne fa quel conto che meriterebbe per esserne sì gran dovizia nei nostri paesi».

Da queste cave si estrae anche oggi il marmo per gli annui risarcimenti del Duomo di Firenze e per i lavori della facciata. Piccoli pezzi se ne vendono ai marmisti per farne vasellami, piccole colonnette a sostener lumi o bilance, statuette, busti ed altro, e un tempo si spedivano così lavorati anche all’estero. Alla Mostra Mandamentale pratese del 1880 si videro