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alcune delle quali proprie del luogo, tanto perchè sulla terra non vi fosse zolla che non avesse il suo fiore: dove l’acqua permise un disfacimento di suolo e si fece un pugno di terra vegetale nacquero le eriche a piccoli cesti, addossate alle roccie: e dove le fresche sorgenti scaturirono, crebbero le giuncaie dai fiorellini delicati e graziosi. Una specie di felce piccolissima l’acrosticum marantha vegeta tra i sassi, e quà e là si trovano la viola di lepre (dianthus diminutos) ed altre poche piante erbacee, fra le quali merita il primo posto la bella stipa pinnata, volgarmente detta lino delle fate, la quale si è resa sempre più rara, dacchè la mano dell’animale ragionevole, più terribile del morso della capra, ha cominciato a sperperare la vaga pianticella.

È comune opinione che le acque del Monteferrato siano ferrugginose e molto salubri. Per togliere dalla mente questa erronea credenza riferisco le opinioni che sopra dette acque manifestava il Dott. Paolo Emilio Alessandri in un suo lavoro tuttora inedito sulle Acque potabili della Val di Bisenzio e dei dintorni di Prato.

«Il Monteferrato è ricchissimo di sorgenti d’acqua perenne, freschissima e molto aereata, le quali scorrendo lungo i suoi fianchi alimentano in gran parte la Bardena dal versante oriente e meridionale e il Bagnolo dal versante occidentale. Alcune si riversano nella sottostante pianura e formano i pozzi ed un piccolo lago presso il convento dei Galceti che ha fama di contenere acque ferrugginose.

«Io ho esaminato nel 1879 tutte le acque sorgive di questo monte e senza dilungarmi di troppo accennerò sommariamente i risultati delle mie ricerche.