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Abitanti. — Gli abitanti della Valle sono in generale di miti costumi, tranquilli, laboriosi; migliori quelli dati alla agricoltura e alla pastorizia che all’industria manifatturiera; essendo questi più esposti degli altri a risentire gli effetti, spesso perniciosi, della vita cittadinesca.

Alcuni dai casolari dell’Appennino emigrano ogni anno in Maremma o all’isole di Corsica e di Sardegna, dai quali paesi ritornano il più delle volte con scarsi guadagni, le febbri addosso e qualche altro malanno. Sono dediti al giuoco come in generale son oggi le popolazioni montanare. L’antica semplicità, che si rivelava in certe festività o ricorrenze annuali, al tempo delle raccolte o per le feste nunziali o nel Calen di maggio, se ne è a poco a poco scomparsa, allo scomparire delle avite costumanze.

La lingua che parlano è pura, propria armoniosa; e se le manca quella grazia natia della pronunzia dei montanini pistoiesi, ha in compenso una tal quale cantilena, appena avvertibile, che non dispiace. Nè di rado è dato cogliere sulla bocca dei contadini l’armoniosa lingua del Firenzuola, poichè l’allegro frate vallombrosano dimorò nella Valle celebrandone i luoghi più belli nelle sue prose immortali1, e udire per i campi o nei boschi i canti d’amore della montagna pieni di immagini gentili di schietta frase poetica, riboccanti di affetto e di passione.



  1. Corsi CarloPrato sotto il Governo dei Medici, nel Bollettino Ufficiale dell’Esposizione mandamentale 1880. — Prato. Tip. Lici.