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del convento; e le due cime più vicine all’osservatore, poco discosto dalla linea immaginata, appartengono al M. Morello (934 m.), al quale la Retaia e gli altri poggi della Calvana sono congiunti per l’istmo montuoso delle Croci di Barberino, che separa la Val di Marina dal Mugello[1].

Spingendo di nuovo lo sguardo più lontano verso levante, i monti che sorgono dietro Firenze son quelli di Pratomagno e di Vallombrosa, di cui si vede biancheggiare sui fianchi del monte l’antica Badia, oggi ridotta ad Istituto forestale.

Da Pratomagno a Signa segue una moltitudine di linee montagnose, che si succedono le une alle altre e si perdono nell’orizzonte lontano. Da Signa comincia la linea del Mont’Albano, e dietro s’elevano i monti pisani; e laddove sorgono le torri di Serravalle pistoiese e più lontano quelle di Montecatini alto, si vedono le Pizzorne e i contrafforti dell’Appennino di Pistoia, e dietro ad essi appariscono le più alte cime delle Alpi Apuane, prima la Pania della Croce (1859 m.), e l’altra venendo verso tramontana è la Pianella o Mammellone (1711 m.), la Penna di Sumbra (1785 m.), l’Alto di Sella (1723 m.), la Tambura (1890 m.), il Pisanino (1946 m.); dinanzi a queste vette squallide e dirupate si scopre un monte di forma rotondeggiante, è il Pratofiorito


  1. V. Il Monte Morello (Firenze Tipog. Niccolai 1882) di Arturo Fioravanti amico intimo del Prof. Bertini e suo compagno in quasi tutte le gite alpestri. È un bel lavoretto dedicalo al Bertini: fu estratto dal Bollettino della Sezione fiorentina del Club Alpino (anno V, 1881).