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Dal valico il sentiero per M. Castiglioni si fa aspro e ripidissimo, ma la fatica è breve; in 15 min. si arriva alla croce d’Ulivo, e qui si scorge facilmente un viottolo che fra le scope, le ginestre e i faggi sale alla cima, 10 min.

La vetta non è che una spianata più lunga che larga, da ogni lato la costa è ripida assai; sul declivio del Bisenzio in parte è rocciosa ed a picco. Si vedono anche oggi avanzi di muri ed esiste quasi tutto il cerchio dell’antiche muraglie che racchiudevano la rocca, le torri e il Palazzo. Oggi il musco e l’erba, i rovi e le pianticelle silvestri ricoprono quei terreni, e rivestono quelle mura vetuste, un tempo erette a tenere in soggezione le vicine popolazioni; e laddove il feudatario circondato dalla famiglia e dagli amici, dai vassalli e scherani viveva potente e temuto, oggi pascolano quiete le pecore e il pastore si riposa all’ombra di annosi faggi, che crescono in giro agli avanzi in mezzo all’area dell’antico castello. Questo imponente fortilizio fu edificato nell’anno 1248 dai Pistoiesi che un altro, forse quello di Codilupo, ne avevano comprato dal conte Alberto di Mangona nel 1240 con altri luoghi situati tra il M. Castiglioni e la sponda destra del fiume Bisenzio. Fu poi distrutto per le continue discordie, cagione di danni gravissimi e di uccisioni.

La veduta è amenissima: sembra d’essere al centro d’una cerchia di monti più alti, che hanno la figura d’un immenso cratere, di mezzo al quale sorga una catena montuosa che in linea retta vada a toccare le due parti opposte di quel cerchio. Questa catena non è che il contrafforte che per il M. Cavallino staccandosi dai Faggi d’Iavello corre verso nord-est