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I.
Considerazioni generali sui tempi e sulla vita
di M. A. De Dominis.
Il giorno 24 luglio di quest’anno 1883, trovandomi in Roma, io visitava per la prima volta la Mole Adriana. Cercava di ricostruirne coll’immaginazione l’antica splendida forma, le statue rotolate o lanciate negli assedi, le sale, i dipinti, la tomba dell’imperatore situata nel centro; mentre invece da quei lugubri antri stillanti lacrime ascose mi si affacciava, piena di strani terrori, una lunga storia di schiavitù e di delitti. Da quelle muraglie enormi, da quelle tenebre dense di immagini e di pensieri, il Medio Evo guarda in silenzio. È questa la vecchia Bastiglia della libertà e della scienza, dell’arte e della bellezza. E non vi ha italiano, nè straniero che, aggirandosi per i suoi anditi maestosi, non evochi ad un tratto le figure di Crescenzio, di Arnaldo da Brescia, di Stefano Porcari; e non oda, fra i tetri macigni e le porte basse e massiccie, l’ultimo lamento di Beatrice Cenci, o la toscana bestemmia di Benvenuto Cellini.