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Scorgesi talvolta un’altro arco disposto nell’ordine stesso del primo e che s’incurva pallidissimo ed ampio nello spazio de’ cicli.
Si osserva di frequente l’arcobaleno nelle goccie d’acqua che si dispiccano in una estrema suddivisione e si sollevano a nembi dalle cateratte dei fiumi. La grande cascata del Niagara, descritta dal Capellini e poetizzata dal Regaldi nel suo nuovo volume di lirica scientifica, s’aderge fra l’Eriè e l’Ontario ravvolta al disotto in una nube da cui si svolgono al nostro occhio iridi svariate che si modificano sensibilmente secondo la diversa inclinazione del sole.
Strane particolarità offre talvolta questo fenomeno meteorico. In certi casi si avverte un’iride a doppia curvatura, dipinta sulla superficie di un cono il cui vertice corrisponde all’occhio dello spettatore. Vedesi non di rado un’arcobaleno nelle bollicine di rugiada deposte sulle cime dei fili d’erba di un prato. Archi orizzontali si veggono ancora in mare allorquando i suoi flutti agitati lanciano con forza nell’aria in forma di larghi spruzzi una quantità stragrande di minutissime goccioline. Simili iridi, chiamati arcobaleni marini, si mostrano quasi sempre ben poco distinti a cagione forse della irregolarità delle goccie.
Nelle regioni polari, o sulle vette dei monti, quando il sole è sopra o presso l’orizzonte, l’ombra di una persona è proiettata nella nebbia, e il suo capo apparisce accerchiato da anelli o circoli colorati è concentrici, il cui numero varia da uno a cinque. Il dottore Scoresby vide una volta quattro di questi anelli intorno all’ombra della sua testa, mentre egli stavasi fra il sole e una bassa e folta nebbia: il primo anello si componeva di striscie concentriche bianche, gialle, rosse e porporine, il secondo si componeva di striscie concentriche turchine, gialle, rosse e porporine; il terzo di verdi, bianche, giallastre, rosse e porporine, e nel quarto le striscie erano verdastre e più cupe negli orli. Green all’altezza di due miglia, vide l’ombra