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dole schiettamente repubblicana, voleva egli attuare nella sua diocesi, risoluto com’era di subirne le conseguenze contro tutto e contro lutti. Nè egli avrebbe mai preveduto che, due secoli dopo, lo stesso principio dovea essere propugnato, salvo alcune modificazioni, da un grande atleta della filosofia cattolica, Antonio Rosmini, 1 il quale, dal canto suo, ignorava che siffatta usanza erasi perpetuata nel grembo stesso della Chiesa, in un oscuro angolo privilegiato del mondo cristiano, sul Libano, presso la nazione Maronita, come per primo ci ha dimostralo il compianto Regaldi in una sua preziosa memoria originale2.
III.
Periodo scientifico.
Fu senza dubbio nella dimora relativamente tranquilla di Spalatro, e nei primi anni del suo pontificato, che Marco Antonio De Dominis si diede con nuovo ardore al compimento di quei lavori scientifici che, intrapresi venti anni innanzi, non avrebbe mai dovuto abbandonare.
Il De radiis visus et lucis in vitris perspectivis et iride tractatus, uscì difatti alla luce in Venezia nel 16113.
È questo un libro raro e prezioso di cui venne fatta soltanto una 2a edizione nel 16254, e che attende an-