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contrasti da parte dei Gesuiti, che attribuivano a male arti cortigiane la decisione dell’imperatore.

Ciò non ostante due anni dopo, vale a dire nel novembre del 1602, Marco Antonio De Dominis veniva traslato dalla Sedia di Segni a quella arcivescovile di Spalatro (vacante per la morte di Domenico Foconio) e fatto contemporaneamente Primate di Dalmazia e di Croazia. Era suo formidabile competitore Marcio Andreuccio, decano utinense (col quale ebbe poi a sostenere una lunga controversia) e potè vincere allora la difficile prova col valido aiuto del Cardinale Cinzio, già suo allievo al Collegio Romano, ora suo potente e generoso amico.

Lo storico gesuita, già più volte menzionato, ci offre numerosi particolari su questo nuovo importantissimo periodo della vita di Marco Antonio De Dominis. Ci narra il bell’esordio del suo pontificato, le opere lodevoli compiute dapprima in questo suo arcivescovado di Spalatro, le costituzioni ed i privilegi dati al Capitolo, e il modo col quale egli sostenne la giurisdizione della propria chiesa contro l’arcivescovo di Trau.

Ma il suo zelo parve tosto eccessivo. I suoi arditi disegni di riforma si spingevano fino al governo supremo della Chiesa e alla base fondamentale della disciplina ecclesiastica. Egli non intendeva soltanto a dare al Capitolo una nuova costituzione, che fu riveduta, giudicata e corretta dalla Sacra Congregazione (1607); ma voleva altresì ritornare ai vecchi usi democratici della Chiesa primitiva col ristabilire l’intervento del suffragio popolare nel conferimento o nella conferma delle varie dignità ecclesiatiche1. Questo regime, avendo un’in-

  1. Farlati, op.cit., T. vi.