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94 LA TESTA DELLA VIPERA

mente, ma Emilio mostrò non accorgersi di quella freddezza. Cominciò per venire dal padrino una volta la settimana, poi due, poi quasi tutti i giorni. Non cercava mai di vedere Matilde; se la incontrava per caso, la salutava e tirava via. Sapeva svagare il vecchio raccontandogli i suoi viaggi, facendolo discorrere del passato, leggendogli libri e giornali. Lo accompagnava anche a passeggio, sostituendosi a Cesare che preferiva esser libero ed a Matilde e Alberto che consacravano viepiù il loro tempo ai figli. Il caso venne ancora in suo ajuto. Il padre di Matilde cadde gravemente ammalato: ed Emilio, richiamatosi alla memoria quanto aveva studiato di medicina, partecipò alla cura, seppe agli altri medici persuadere le sue idee in proposito, e l’infermo dovette credere che a salvarlo aveva giovato più di tutti e quasi unicamente la cura del figlioccio. In verità egli non risparmiò nè tempo, nè attenzioni, nè tratti servizievoli intorno al giacente, vegliando il più delle notti e sapendo così bene interpretare, indovinare i bisogni di lui, i desiderî, le idee, che nessun altro valeva a soddisfare ugualmente il malato, anche quando già entrato in convalescenza.

Matilde, da principio s’era adattata assai malvolentieri a trovarsi sempre in compagnìa di Emilio, ma poi vedendone la buona, zelante e giovevole opera, si era dipartita a poco a poco dalla primitiva ostile freddezza, e grazie pure alle umili, insinuanti, affettuosamente bonarie