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78 | LA TESTA DELLA VIPERA |
— Sì, che lo deve sapere: ribattè con qualche risentimento Alberto, perchè dianzi Lograve le parlava di me... Oh! l’ho ben visto... Che cosa le diceva? Ho pure il diritto di saperlo.
— Io non so se lei abbia questo diritto: ma so bene che io non ho il dovere di parlarne... e non dirò nulla.
— Ha ragione... Andrò a domandarlo a Lograve medesimo: e spero bene che non avrà sempre il coraggio di sfuggire, come ha fatto adesso.
Si mise subito in cerca d’Emilio. I due rivali s’incontrarono in un salottino appartato dove, mentre si danzava nel salone, rimasero soli.
— Tu hai parlato di me testè col signor Danzàno?
— Può darsi.
— E ne hai parlato in modo che quel giovane, il quale m’aveva sempre trattato con molta cortesìa, ha cambiato meco aspetto e contegno.
— Credi?
La calma beffarda di Emilio accrebbe lo sdegno del Nori.
— Ho diritto di sapere che cosa hai detto di me!
— E io non ho nessun obbligo di dirtelo.
— Ti obbligherò io a parlare, disse fremendo Alberto al quale facevano bollire il sangue la faccia canzonatoria, lo sguardo provocatore e l’accento insolente di Emilio.
E questi, con un ghigno ancora più insultante: