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6 | la testa della vipera |
Quell’altro corrugò le grosse, fulve sopracciglia.
E senz’altro si voltò di nuovo al tappeto verde.
— Scusi, insistette il servo. Dice che è cosa di premura... Quella donna vuole assolutamente parlarle.
— Donna!... È una donna?
— Sì, signore.
— Vecchia?
— Non più giovane.
— Piccola, tozza, rossa in viso?
— Appunto...
— E che cosa ha detto?
— Che aveva da parlarle, che premeva molto che la sentisse subito subito.
Quell’uomo sbuffò contrariato e dispettoso, ma non esitò più; puntò le manaccie villose sulla tavola e si alzò collo stento che avrebbe avuto se la tenace pece lo avesse appiccicato alla seggiola.
— Te ne vai, Lograve? gli domandò uno dei giuocatori.
— Un momento. Conservatemi il posto... vengo subito.
Raccolse in fretta le poche monete che aveva innanzi a sè, le cacciò in tasca, e col passo pesante seguì il servo in una camera attigua.
Là stava aspettando una donna quale era stata descritta dal giuocatore. C’era in essa qualche cosa di sommesso e di impertinente, di umile e di presuntuoso; l’aspetto d’una serva che fa da padrona. Vestiva un abitaccio di cotone da po-